L’antica arte del tatuaggio
Forse non tutti sanno che il tatuaggio ha più di 3000 anni. Infatti, la testimonianza più antica di tale pratica è Ötzi, la mummia rinvenuta sul confine montano italo-austriaco nel 1991 e vissuta circa 3300 anni fa, sul cui corpo sono presenti dei disegni ottenuti con del carbone sfregato sulla cute incisa, probabilmente per scopi terapeutici.
Nell’Antico Egitto, erano le danzatrici a tatuarsi, i Celti lo facevano a scopo devozionale, in Giappone il tatuaggio era praticato per scopi magici o estetici, mentre nell’Antica Roma solo dopo la conquista della Bretagna alcuni soldati romani iniziarono a tatuarsi come distintivi d’onore. Tale arte scomparve con il Cristianesimo fino al 1700, quando, grazie ai marinai e ai loro contatti con le tribù indigene, ritornò in auge: fu proprio in seguito ad uno sbarco a Tahiti che il Capitano James Cook, osservando la tecnica dei Maori, coniò la parola tatoo, derivandola da tau-tau, suono che ricordava il picchiettare del legno sull’ago per bucare la pelle.